Avere Paura d’amare: intervista a Marina Valcarenghi

L’amore è per i coraggiosi, tutto il resto è coppia. Questa affermazione mi è sempre parsa riduttiva di un sentimento complesso, eppure oggi guardandomi intorno mi sembra che contenga anche una parte di verità: vedo molte coppie senza amore e pochi coraggiosi che ne accettano i rischi”.

Ne è convinta Marina Valcarenghi, psicoterapeuta e psicoanalista, che di recente ha scritto un libro: “L’amore difficile”- Relazioni al tempo dell’insicurezza, edito da Bruno Mondadori. A sentire l’autrice, che è anche Presidente della Scuola di specialità in Psicoterapia LI.S.T.A di Milano, negli ultimi venti anni amare sarebbe diventato più complicato, nonostante oggi per la prima volta siano possibili relazioni eterosessuali e omosessuali fondate sulla parità e la donna, emancipata, possa abbandonarsi al sentimento in modo più libero. “Questo amore – spiega l’esperta – misconosciuto, qualche volta subito e comunque confuso, finisce per assomigliare a un incidente di percorso più che a uno stato di grazia”.

Perché? “Mi sembra – replica- che in questo nostro tempo l’istinto amoroso si manifesti spesso senza il supporto del coraggio necessario a travolgere la paura. Si rimane in uno spazio sospeso, spesso senza riconoscere o definire i rapporti, senza offrire loro ossigeno e progettualità e quindi condannandoli a finire comunque, a finire prima del tempo, nell’illusione di una sofferenza risparmiata”.

Insomma, l’imperativo, sembra, sia diventato “non esporsi”. La passione, fa capire Valcarenghi, è vissuta solo come pericolo, sconvolgimento di un ordinato avvolgersi delle cose, ed è quindi comprensibile proteggersi e sperare di essere risparmiati. “Manca il coraggio- aggiunge- di affrontare la turbolenza che l’amore porta con sé, manca la visione della sua complessità: l’amore non è solo bufera”. Ma tant’è. Aumentano i casi di abbandono. I disagi di esperienze vissute con il terrore di lasciarsi andare. Di qui rapporti costruiti su: dipendenza, narcisismo, fretta, tradimenti, assenza di codici di comunicazione condivisi.

Nei nuovi rapporti domina l’insicurezza e spesso a relazionare tra loro sono solo maschere. Costruiamo di noi immagini fittizie per paura di non essere accettati. E Valcarenghi sottolinea: “La paura e l’incertezza dell’identità complicano e qualche volta escludono l’amore, anche quando attraversa la nostra strada e lo riconosciamo”. In una società come la nostra dominata dall’ansia di controllo, il cui obiettivo sembra essere quello di trasformarsi in un gigantesco Club Mediterranée – tutto compreso, previsto, gaio e recintato – l’amore diventa il lusso di una minoranza.

L’amore, sì, sconvolge. Il problema è che oggi la paura della sofferenza viene amplificata. Per questo si batte prima in ritirata. Addirittura, appena ci accorgiamo che ci stiamo innamorando, creiamo l’ostacolo pronto a respingerlo. Nella maggior parte dei casi la paura di soffrire non riesce a inibire la relazione , ma le impone una innaturale sordina: si vivono rapporti più tiepidi. Si prediligono relazioni sentimentali più amichevoli che passionali, più ragionevoli, insomma.

Colpa dell’educazione sentimentale che i genitori oggi non sanno più dare? “Ormai i figli dell’Occidente- dice- vengono educati il più possibile al riparo dal bisogno e dal dolore, iperprotetti, circondati di attenzioni perché non si sentano soli e insicuri, e crescono in ambienti allegri, colorati ed affettuosi”

A conferma di questo discorso la psicoanalista scrive: “Si dice infatti che le ragazze oggi prediligano gli uomini dolci, ma che poi col tempo si fa viva la nostalgia di un sentimento maschile, e viceversa succede che gli uomini si facciano sedurre da ragazze bellicose, ma col tempo sentano il desiderio di una forza femminile che è tutt’altra cosa”. Insomma, si parte con un modello, ma col tempo se ne cerca un altro. Ci si stufa da entrambe le parti e si affaccia la nostalgia di altro. Come se all’inizio quegli atteggiamenti fossero rassicuranti per entrambi e poi diventassero faticosi

Guardiamo al narcisismo sempre più diffuso. Le donne continuano ad esserlo? “Il sintomo narcisistico- spiega l’esperta- è storicamente talmente diffuso fra le donne da essere stato considerato naturale e non patologico dalla prima generazione di analisti. Oggi si sta leggermente attenuando, proprio perché le donne, avendo la possibilità di vivere in prima persona, hanno meno bisogno di dipendere dal giudizio altrui”

Sulle donne che spesso “toccano e fuggono”, l’autrice chiarisce: “Credo che si tratti semplicemente di uno spostamento del modo di essere narcisiste, una sua forma diversa e più moderna. In passato il desiderio di conferme si adattava a un modello femminile prevalente orientato alla sudditanza, all’appagamento delle aspettative altrui, oggi è diverso”.

E veniamo ai tradimenti. Quello della donna è diverso. Forse più “subdolo”? “Probabilmente perché – dichiara- storicamente molto più colpevolizzato. Si lapidavano le adultere e non gli adulteri. Erano le donne che disonoravano la famiglia con il tradimento non gli uomini”.

E su chi cerca l’amante on line? Per la psicoanalista è tema molto controverso se le chat erotiche costituiscano un tradimento e se siano comunque un comportamento innocente o colpevole. “Bisognerebbe – aggiunge- valutare caso per caso. Le fantasie sessuali di tutti, per esempio, non contemplano nella maggior parte dei casi una rigorosa fedeltà, ma rimangono fantasie e non vengono considerate tradimenti. Finché la chat erotica rimane fantasia e l’altro resta un puro oggetto virtuale più che di tradimento si potrebbe parlare di immaginario sessuale. Forse è diverso se l’altro comincia a interessare per quello che è o che sembra, se diventa una persona che incuriosisce e si desidera non come pura proiezione idealizzata di un personaggio, ma come essere umano nella sua complessità”.

Ma quando l’amore non farà più paura, almeno ad alcuni? Difficile dirlo. Per la dottoressa “più  passa il tempo e più aumentano i dubbi”.

Marina Valcarenghi è anche docente di Psicologia clinica e Psicologia degli aggregati sociali. E’ presidente dell’Associazione Viola per lo studio e la psicoterapia della violenza.

Ha scritto L’aggressività femminile, Ho paura di me. Il comportamento sessuale violento, L’insicurezza.