Un’amante al giorno, ogni pomeriggio, posseduta nella Sala del Mappamondo

“Alle assidue- si legge nel libro L’amore e il potere di Bruno Vespa (Mondadori) riservava il vasto tappeto che usciva di sotto la scrivania, alle nuove, il sedile di pietra, ricoperto da un lungo cuscino trapunto ricavato nel vano dei finestroni. Durata dell’amplesso, un quarto d’ora, visto che il tempo dell’intera visita era il doppio. Più che di amanti, a dire il vero, si trattava di visitatrici fasciste, che si accostavano a lui come per deporre una corona d’alloro ai piedi del vicino Altare della Patria”.

Alle amanti vere, Benito Mussolini (1883 – 1945) concedeva un trattamento meno frettoloso nella più romantica Sala dello Zodiaco, sotto un soffitto di stelle e pianeti.

Sempre secondo il giornalista abruzzese, il Duce non era un adone. Sembra che fosse alto 1,67, avesse una corporatura tarchiata, capelli castano chiaro, viso pallido, lungo. Occhi scuri. Naso aquilino. Barba castano scuro, bocca larga ed espressione simpatica. Ma a colpire le donne era l’eloquio. Un grande oratore!

Ebbe probabilmente due mogli e tantissime storie. Cinque le più importanti, per il giornalista Gian Carlo Fusco.

“Mussolini – scrive Vespa- scoprì il corpo femminile all’età di sedici anni, quando fu introdotto furtivamente in un postribolo. Pagò il godimento sessuale con una blenorragia, ma da quel momento fu tormentato dal fascino della nudità”.

Si legge nel libro di Vespa che le donne del Duce erano quasi tutte di estrazione borghese. Il Dux non amava le aristocratiche e non frequentò granché donne provenienti da famiglie modeste. Fece eccezione per Angela Curti, figlia di un tipografo socialista. Sposò Rachele Guidi nel 1909, quando conobbe a Trento Ida Dalser. La biondona di Predappio passò accanto al marito trentacinque anni.

“Prima compagna- scrive Fusco nel suo libro Mussolini e le donne (Sellerio)- poi moglie legittima. Prima soltanto donna, poi Donna, prima bionda, poi grigia. Fu perfettamente consapevole di essere cornificata”.

Prima di sposarlo sapeva che Benito frequentava i casini. Comunque, a sentire Fusco, per il Dux “le donne, in linea di massima non ebbero importanza ed interesse ad di fuori della monta. Le trattò quasi sempre, in modo sbrigativo. Quasi brutale. Tanto è vero che gli piacque moltissimo la definizione orinali di carne, coniata da Giovanni Papini”.

Oltre a Rachele, il Duce forse si unì in matrimonio a Ida Dalser, che conobbe a Trento nel 1909. “Una possibile prova- scrive Vespa- dell’avvenuta celebrazione delle nozze si ebbe quando Benito partì per la guerra, il 31 agosto 1915. Negli anni Cinquanta Pieroni (Alfredo, biografo di Mussolini, ndr) rinvenne un documento del sindaco di Milano in cui si attestava ‘che la famiglia del militare Mussolini Benito è composta dalla moglie Dalser Ida e da figli numero uno”. “E’ dunque probabile, fa sapere Vespa, che Mussolini avesse dichiarato di avere moglie (reale o presunta?) e un figlio (ancora non nato) per assicurare un piccolo sussidio alla povera donna incinta”.

Il bimbo nacque in seguito e fu chiamato Benito. Ma madre e figlio non ebbero un felice destino.

“Nel 1923- si legge nel libro di Fusco- la Dalser sparì, rinchiusa, secondo alcuni, nel manicomio di Verona”. Benito, il figlio, che somigliava molto al padre, fu dato fra i “marò” dispersi nel marzo del ‘41”.

Tra le cinque rivali, da cui donna Rachele, pare, si sentisse minacciata, Fusco mette Leda Rafanelli Polli, scrittrice e pittrice anarchica, sacerdotessa di Zoroastro, che andava in giro per le strade di Milano vestita da odalisca. La relazione terminò di colpo con l’entrata in guerra dell’Italia. E poi Angela Curti Cacciati, figlia di un ammiratore del Duce. Ancora. Margherita Sarfatti.

Fusco scrive: “E’ senz’altro la più importante. Quella che impensierì maggiormente Rachele. Forse, perfino più di Claretta Petacci”. Perché quest’ultima era solo bella, aveva un bel seno, la Sarfatti, che entrò nella vita del Duce quarantenne, inquieto e voglioso, aveva cervello. Si lasciarono nel ‘’34, per motivi soprattutto politici. Cornelia Tanzi, poetessa.

Ad innamorarsi di Benito fu anche Angelica Balabanoff, un’esule russa, di tredici anni più grande.

La storia con Claretta Petacci, più piccola di lui di 29 anni, (sposata con Riccardo Federici, da cui si separò nel ’36), fu per il Duce un modo per sentirsi ancora giovane, secondo lo storico De Felice. Ma Claretta visse sempre con l’incubo che qualche altra glielo portasse via.

“L’amante del Duce- si legge nel libro di Vespa- faceva una vita certo molto comoda, ma di straordinaria monotonia. Viveva in casa dei genitori, s’alzava tardi, pranzava frugalmente in famiglia e, tra le quindici e le sedici- quasi dovesse timbrare il cartellino- si presentava a Palazzo Venezia, dopo essersi fermata da un fioraio a comperare un mazzetto di fiori stagionali che il Duce aveva sempre sulla scrivania. Mussolini, a quell’ora teneva le sue udienze nella Sala del Mappamondo. L’amante l’aspettava per ore in solitudine, leggendo e ascoltando musica classica dal grammofono. Spesso i loro amori giornalieri si riducevano a una scarsa mezz’ora serale”.

A Roma non dormirono mai insieme. Molti pensano che l’unica notte trascorsa nello stesso letto sia stata quella che precedette la fucilazione ad opera dei partigiani.