Faticoso, ma rivitalizzante
E’ il bacio, secondo Alain Montandon, antropologo francese che al gesto appassionato ha dedicato un libro, uscito a Parigi dal titolo: “Le Baiser. Le corps au bord del levrès”, per le edizioni Autrement.
A sentire l’esperto, baciarsi è una faticaccia, ma ne varrebbe la pena. Per unire le labbra, infatti, si impiegano 29 muscoli, di cui 17 solo per muovere la lingua. “Durante ogni bacio- scrive- scambiamo 9 milligrammi d’acqua, 0,18 di sostanze organiche, 0,7 di materie grasse, 0,45 di sale, oltre a centinaia di batteri e milioni di germi”. Di baci, secondo lo studioso, poi, ce ne sarebbero almeno venti tipi: erotici, di tenerezza fra mamma e bimbo, politici, formali. Baci traditori o di rafforzamento di un legame tra appartenenti ad un gruppo sociale.
Ma un bacio è solo un bacio? Come recitava la canzone simbolo dell’amore tra Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in “Casablanaca” (As time goes by), no. Perché il primo bacio che scambiamo con qualcuno dell’altro sesso è una tempesta in grado di risvegliare gli ormoni. Ormai ne sono convinti psicologi, genetisti e soprattutto, amanti. “E tutto,fanno sapere gli scienziati – per merito di un gene il Gpr54, scoperto dai ricercatori dell’Università americana di Pittsburgh e ribattezzato “Kiss 1”, primo bacio che “al primo scambio fatale – afferma Tony Plant, responsabile dello studio- produce kisspeptina, una proteina capace di risvegliare gli ormoni sessuali, in letargo sino alla pubertà”.
Così si spiegherebbero gli effetti del bacio del principe sulla Bella Addormentata nel bosco! E, ricordando “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino, si potrebbe comprendere perché il regista segni la fine della coppia Mezzogiorno- Accorsi appunto con il bacio tra il protagonista e Martina Stella.
Ma ad ognuno il suo bacio: quello di Giuda e quello di papa Wojtyla a madre Teresa di Calcutta, quello di pace e quello che si scambiano i mafiosi. Il bacio, comunque, è una forma di comunicazione. Come spiega un altro saggio “The Kiss in History”, scritto a più mani da esperti dell’Università di Sheffield, che hanno analizzato i baci dati sulle labbra, le mani, fra nasi o spediti a distanza sulla punta delle dita.
Mara Tognetti, sociologa dell’Università di Milano Bicocca, afferma: “Sono una forte forma di comunicazione che sottolinea , a seconda dei casi, un legame di appartenenza ad un gruppo di pari grado (si pensi al bacio accademico fra docenti universitari) o un atto di deferenza (“il baciamo le mani” del picciotto mafioso), ma anche la devozione cristiana con cui i fedeli sfiorano con le labbra le icone sacre). E poi, c’è il bacio che nasconde un sentimento contrario. Un esempio? Quello di Giuda.
Ma quanti tipi di baci esistono? Tanti. E’ proprio il caso di dire Paese che vai, bacio che trovi. I leader dell’Europa dell’Est se lo scambiano sulla bocca anche tra maschi, per sottolineare un accordo politico. Mentre in Polinesia si fa naso contro naso per dare il benvenuto ad un ospite.
Il bacio all’Occidentale non piace, però, in Africa, Oceania e Autsralia. Perché? “Sembra – spiega Montandon- un atto di cannibalismo” Ma gli indigeni della Melanesia addirittura arrivano a succiare la lingua e a mordersi le labbra a sangue”