La paura del mettersi in gioco

Ci sono momenti fondamentali all’interno della vita di ciascuno di noi dove siamo chiamati a fare delle scelte che sia dal semplice paio di scarpe, al taglio dei capelli, ad un vestito, ad un libro, al lavoro, all’università. Ma scegliamo anche con chi relazionarci dalla stretta di mano, dal feeling a pelle, dallo sguardo etc…

Facciamo una selezione.  Ogni scelta più o meno importante ha in sé un cambiamento e delle conseguenze.  Ma le nostre scelte quanto dipendono realmente e totalmente da noi? Molte volte siamo influenzati dagli affetti e dalla realtà in cui viviamo o da un semplice stato d’animo.

Ci sono degli eventi ai quali non si presta attenzione, con i quali però, prima o poi ci si trova a fare i conti e che, inaspettatamente e crediamo involontariamente (ma non è così), hanno influito sul nostro modo di essere.

Pensateci un po’

Tra l’altro, diventiamo con l’andare degli anni, sempre più esigenti e ipercritici verso chi ci stà vicino, forse a volte anche intransigenti, severi perché ci aspettiamo che gli altri siano sempre all’altezza di non deludere le nostre aspettative.

Non possono farlo. E chi l’ha detto? Sono umani proprio come noi. Pensandoci bene, noi siamo sempre all’altezza delle situazioni e di ciò che si aspettano gli altri da noi?

E ve lo dice una che in alcune cose è davvero superficiale come per esempio nello scegliere un libro. Se non mi piace il titolo e come è fatta la copertina, se non attira la mia attenzione, è subito scartato. Ma quando tutto ciò è riportato ai nostri rapporti interpersonali non ci si può fermare alla copertina che all’apparenza non ci stimola, perché molte volte i sensi ci possono ingannare. E, soprattutto non si ha a che fare con un semplice libro che lo si può accantonare e riprendere e rivalutare quando ci pare e piace.

Non funziona così quando si tratta delle persone. Quando si sbaglia nel valutare delle situazioni, perché presi in quel momento da altro, e forse non si nota l’importanza e il valore di quel dato avvenimento, molte volte non si può schiacciare un tasto e vedere, tornando indietro, se la situazione rivalutata sotto un’altra luce, poteva avere un finale diverso.

Però si può imparare e, in situazioni analoghe che potrebbero ripetersi nel tempo cercare di non fare gli stessi errori di non fermarsi alla copertina e di comprendere che forse la lettura di quel libro tanto scadente agli occhi di qualcun altro, ai nostri impiegandoci qualche ora in più può aprirci un mondo sconosciuto.

Quando non si ha la maturità di compiere delle scelte o di capire le situazioni che ci si presentano non si può fare altro, se non si riesce a cambiare il corso delle cose, che arrendersi all’evidenza. Oggi giorno però è tutto molto più difficile e credo che con tutte queste interfacce fredde per quanto ci si sforzi non si possa avere la totale percezione della realtà.  Non si può certo sentire sulla propria pelle l’affetto di una persona. E’ sicuramente diverso un ti voglio bene per chat da un abbraccio intenso seguito da un ti voglio bene. Non so se ho reso l’idea.

Ognuno è chiuso nel suo guscio per paura di non essere ricambiato, ognuno resta radicato nelle sue convinzioni e vede il mondo dal suo punto di vista. Perché sforzarsi di guardarlo dal punto di vista altrui se il proprio è talmente comodo?

Questo è un meccanismo bastardo, che ci ingloba ogni giorno di più e pian piano diventiamo privi di emozioni, non capaci di pronunciare una parola stando in piedi di fronte ad un’altra persona per paura di essere feriti. Quando si tratta di rapporti umani e non di una scelta di un vestito o di un libro, o se andare al cinema o in pizzeria, si dovrebbe cercare il contatto, il dialogo per evitare tante incomprensioni sciocche che possono far degenerare delle situazioni in principio tanto semplici.

Un dialogo che parte dal cuore perché in questo modo avremo una percezione reale di ciò che ci accade intorno, di chi ci stà accanto, di come è fatto, delle emozioni che lo compongono e saremo capaci di costruire dei veri rapporti di conoscenza senza incorrere nell’errore di ciò che non è, nella sola percezione della nostra mente.

Questo naturalmente non è sempre tanto semplice perché presuppone mettere in gioco se stessi, la propria parte emotiva, le proprie debolezze, il proprio essere. Presuppone il farci mettere in moto il cuore da chi incrocia il nostro sguardo, far saltare degli equilibri che ci siamo costruiti a fatica. Però ragazzi, se togliamo questo alla nostra esistenza qual è il nostro scopo ultimo? Per cosa viviamo?

Così per paura ci snaturiamo e non siamo più noi e passiamo un’intera vita alla ricerca di noi stessi perché nel frattempo, scegliendo di non metterci in gioco, ci siamo persi per strada.

Ma se uno di questi giorni vi si presentasse un libro, che al primo sguardo vi lasciasse perplessi e scettici (quella famosa copertina che non vi è particolarmente gradevole), soffermatevi un attimo, non abbiate fretta di riporlo nello scaffale, perché se per caso nei giorni a seguire, ripensandoci su, vi verrebbe  in mente di leggerlo avrete perso un occasione di scoprire qualcosa di interessante oppure no, ma vi resterà per sempre il dubbio.

Invece leggendolo e arrivando fino in fondo al massimo, se non ne vale la pena, avrete speso male un’ora della vostra vita e i vostri equilibri resteranno intatti e le vostre certezze non vacilleranno. Ma se nel corso di quell’ora vi si aprisse un mondo sconosciuto, potreste essere protagonisti di un viaggio entusiasmante e sareste delle persone che avrebbero scelto di non fermarsi all’apparenza, ma che andando in profondità avrebbero aggiunto un po’ di esperienza fatta di emozione, quella che ti sconvolge i sensi, ma che è reale, proprio grazie a quel contenuto che all’apparenza può sembrare incerto.

Quindi per rispondere alla domanda iniziale io direi decisamente: contenuto!!!

Lapenna Maria Teresa